giovedì 2 agosto 2007

cose maravigliose

visto che ormai mi sono assunto l'ingrato ruolo di dare un po' di sostanza a questi racconti aggiungendo foto, mi atterro' al mio ruolo. ma questo non vuol dire che sia un completo analfabeta: oggi scrivero' due righe anche io, e raccontero' dell cose incredibili che ci sono successe negli ultimi tempi, in questa terra al confine tra tre mondi:

e' successo che jachi, che scrive, abbia domato un cavallo tibetano di incredibile valore ma con un carattere indicibilmente selvaggio e difficile, rendendolo docile a tal punto che al quarto giorno, sulla via di casa, il nostro cammelliere tibetano ha giudicato che perfino l'impacciato gori potesse farci un giro. (non mi esprimo per decenza sull'invidia di poccio che, poverino, e' stato stimato idoneo solamente a pilotare il suo stupido mulo)
e' successo che jachi, che scrive, unitamente a checco abbiano battuto a briscola gli altri due talmente tante volte in una stessa serata che nessuno e' piu' in grado di dire quante fossero esattamente, alcuni parlano di dozzine, alcuni di centinaia..
ci e' successo di giungere dopo settimene di pioggia e turismo di massa, quasi per caso, in un onirico paese chiamato langmusi, fatto di case di fango e templi tibetani, popolato dalle genti piu' strane tra cui hui (vedi sotto) e monaci color porpora, circondato da monti da sogno e vallate piene di nomadi e immense graggi di yak. ed e' successo che in questo paese maraviglioso tutti abbiano ritrovato la salute e la serenita', e che perfino poccio abbia conquistato una condizione psicofisica vagamente umana..
ci e' successo, a langmusi, di pernottare per ben due notti all'interno della magione di un assurdo personaggio di etnia hui, i tibetan-cino-musulmani che popolano questa strana regione, il quale passera' alla storia come il piu' grande rompicazzo che ci sia capitato di incontrare nei nostri molteplici viaggi. ci e' successo, sempre a langmusi, di comprare dagli astuti e spregiudicati monaci buddisti un biglietto con il quale non si poteva accedere assolutamente a nulla, pagandolo l'esosa cifra di un euro e mezzo. ci e' successo, sempre a langmusi di mangiare ottimi hamburger di yak e di fare colazione con yogurth di yak e miele.
ci e' successo, infine, di capitare oggi, sporchi fino all'inverosimile, stanchi e sudati, nel posto in assoluto e senza ombra di dubbio piu' brutto, squallido e inutile in cui mi sia mai capitato di passare.. descritta dalla nostra fallimentare guida australiana come una ridente cittadina che conserva ancora l'antica atmosfera delle tappe sulla via della seta, e' in realta' una gratuita accozzaglia di botteghe cinesi, bazar musulmani e casermoni in cemento armato iperstalinisti.. un incrocio tra le periferie di mosca, del cairo e di prato.. insomma, nonostante alcuni dei miei compagni si siano fatti prendere dall'euforia del fascino della provincia, io non riesco che a provare una schiacciante senzazione di sconforto e perplessita' di fronte al fatto che posti del genere non solo esistano, ma siano addirittura segnalati sulle guide.
ma la cosa in assoluto piu' inverosimile di tutte che mi capitata finora e' stata di udire, proprio qualche secondo fa, mentre scrivevo, i due lorenzi implorare baldanzosi da me e checco una rivincita a briscola in serata.. poveretti..
in minivan da songpang..
..langmusi..
..e finalmente un po' di architettura..

6 commenti:

Flavia Sorrentino ha detto...

certo che checco sembra ben integrato nel paesaggio, a stento lo riconoscevo.

Anonimo ha detto...

che dire... photoshop non ha più misteri per te! per tutto il resto c'è poccio...

Anonimo ha detto...

Complimenti al domatore di cavalli tibetani per le inusitate capacità scoperte in cina, ed anche per le belle foto
dalla Verna: mm & C

Anonimo ha detto...

un saluto a tutti voi!
continuate così che ci fate morire d'invidia!

Anonimo ha detto...

per poccio: come si chiama quel libro favoloso che mi hai regalato, "Muli selvaggi"?

Anonimo ha detto...

in risposta alla canzone di amore di poccio:
io invece so perchè resto qua al quarto piano in via ventisette aprile; e se ogni tanto scendo a comprare un succo d'ananas o una moretti dalla ragazzina del bangladesh al lakhmali sotto casa è solo perchè ho sete. Lei mi dice che non andrà in ferie fino a marzo, quando tornerà al suo paese, e io quasi penso che dovrei seguirla.. dice è la stagione giusta.
Mangio cinese spesso. La sera verso le dieci e mezzo a volte esco, attraverso la strada e faccio centoventi metri per la mia dose di ravioli al vapore. Il ragazzino dietro al bancone è di una gentilezza imbarazzante, e mi fa sorridere sempre. Al ritorno una sosta in piazza Indipendenza popolata da zarri filippini new generation e dopo dieci minuti che sto seduto mi sale una nausea che mi viene da tornare su in casa di corsa. Mi siedo nel buio al pianoforte scordatissimo, e penso che la cortesia del cinesino timido non è niente in confronto alla sensuale delicatezza delle emancipate gaeshe del sushi bar dietro l'angolo, ma però costa la metà.